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1 ottobre 2020 ore 16,00 Roma
Presentazione del volume
"Analisi e attività di mitigazione dei processi geo-idrologici in Italia"
(Supplemento a GdA n. 1/2020)
a cura di Antonello Fiore e Luciano Masciocco
Per ulteriori informazioni: Sigeweb


Novembre 2015
Convegno "Idee per salvare Civita di Bagnoregio", organizzato da Comune di Bagnoregio, da SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale (www.sigeaweb.it) e da Museo geologico e delle frane di Civita a Bagnoregio il 31 ottobre 2015.

Comunicato Stampa all'indomani del Convegno

Idee per salvare Civita di Bagnoregio

CIVITA: Conoscenza Integrata Validante Informazione Temporalmente Aggiornata

Civita, il paese che...moriva: come la tenacia degli amministratori, dei tecnici, dei portatori di interesse, dei cultori della materia, degli amici del borgo, della popolazione residente e del pubblico in genere hanno trasformato una realtà destinata a scomparire in un esempio virtuoso di preservazione e sostenibilit? del patrimonio culturale, urbanistico, sociale e ambientale di un insediamento antico e attuale. Quanto finora avvenuto si è basato sulla:
  • preparazione, che si articola su un ampio spettro di studi, indagini e informazioni a supporto di una strategia efficace per la tutela e la conservazione.
  • prevenzione, consistente nella volont? di anticipare l'evoluzione di fenomeni naturali e gli effetti dell'antropizzazione nell'ottica di uno sviluppo durevole.
  • progettazione, che deve essere condivisa fra e tutti gli esperti dei settori di studio in una visione multidisciplinare, e integrata a livello di bacino idrografico, necessaria per conseguire risultati veri e concreti.
Il tutto è sviluppato in una strategia mirata a:
  • informazione su come rendere edotta la popolazione e consapevole il pubblico su quanto posto in essere e, in particolare, sugli obiettivi che si intende conseguire.
  • integrazione di politiche di salvaguardia, come, in via esemplificativa e non esaustiva, misure di mitigazione, ingegneria naturalistica, monitoraggio, gestione e manutenzione, buone pratiche, in una visione integrata di insieme.
  • intervento, non solo tecnico e scientifico e con iniziative di ampio respiro a livello locale (durabilità e sviluppo socio sostenibile), nazionale (risorse non solo finanziarie ma anche normative, scientifiche, strumentali), mondiale (UNESCO, fondi europei, fondi internazionali).
Il tutto per la seguente MOZIONE:
  • continuare a sviluppare il tavolo istituzionale allargato a tutti i decisori
  • favorire la ricerca del consenso fra la popolazione, la comunità scientifica, gli operatori turistici, la Pubblica Amministrazione
  • individuare le risorse necessarie, in via preventiva e in un'ottica di integralità tra interventi estensivi ed intensivi del sistema alveo-versante, gradualità della realizzazione con monitoraggio della riuscita e continuità nel tempo a garanzia del successo degli studi e delle misure da porre in atto
  • perseguire sia la gestione sostenibile del territorio, storicamente e geologicamente importante, sia un'efficace politica di programmazione degli interventi prioritari
  • incrementare le iniziative locali di sviluppo sostenibile, promuovendo quanto occorre per coniugare l'occupazione con il rispetto, il recupero e la preservazione dell'ambiente storico, culturale, urbano, geologico e naturale
  • sviluppare le iniziative (Museo, "Come salvare Civita", ecc) già in essere e dare vita a un "sistema Civita" per la risoluzione di similari problemi complessi di stabilità e di dissesto anche mediante l'istituzione di un tavolo tecnico scientifico permanente con le Università , l'ISPRA, gli organismi tecnici regionali e nazionali, l'Autorità di bacino, le Associazioni culturali e ambientaliste
  • creare una rete con altre realtà nazionali e internazionali per la condivisione delle conoscenze e delle esperienze in uno sforzo congiunto per l'evoluzione sostenibile del territorio
Auditorium comunale V. Taborra, Piazza Biondini, Bagnoregio (VT) 31 ottobre 2015
COMUNICATO STAMPA DELLA SIGEA SULLE CALAMITA' IDROGEOLOGICHE DI FINE OTTOBRE-PRIMI NOVEMBRE 2010
Durante il ponte di Ognissanti, l'intera penisola è stata attraversata da una perturbazione atmosferica che si è spostata da nordovest a sudest con eventi di pioggia che hanno praticamente interessato tutto il paese. Il maltempo ha dapprima messo in ginocchio il Centro Nord e, nelle ultime ore, ha colpito duramente anche le regioni meridionali. In Lombardia sono esondati il Seveso e il Lambro. In Veneto sono stati interessati delle esondazioni dei corsi d'acqua i territori di 121 comuni, specie nel veronese, nel vicentino e nel padovano, dove il Bacchiglione ha rotto gli argini costringendo l'evacuazione di alcune famiglie. E' qui che si segnalano due vittime e un disperso. In Friuli Venezia Giulia alcuni affluenti del Tagliamento sono esondati allagando alcuni quartieri di Pordenone, di Sacile e della Bassa pianura ai confini con il Veneto. Sono state chiuse al traffico numerose strade e alcune famiglie sono rimaste isolate. In Emilia Romagna ha destato preoccupazione il livello del Po, dell'Enza e del Secchia; il Panaro è tracimato in alcuni tratti. Alcune frane sono state segnalate nel Modenese. In Liguria sono state segnalate frane nell'imperiese. In Toscana ci sono state tre vittime per frana in provincia di Massa Carrara e molte persone sono state evacuate dalle case interessate dal dissesto che ha provocato anche la chiusura di alcune strade provinciali. In Campania si sono avuti numerosi allagamenti nonché centinaia di alberi e cartelloni pubblicitari abbattuti dal forte vento. In Basilicata fenomeni franosi hanno provocato l'interruzione del traffico ferroviario e allagamenti sono stati segnalati in provincia di Matera. In Puglia forti nubifragi e allagamenti hanno interessato le province centro settentrionali ed il tarantino. In Calabria allagamenti a Vibo Valentia a Cosenza e nella Piana di Gioia Tauro. Frane sono segnalate nella zona di Tropea dove si conta anche un disperso nei pressi di un torrente in piena. Infine in Sicilia si sono registrati frane e allagamenti nel messinese con interruzioni della viabilità e isolamento di alcune famiglie.

Come commentare questo ennesimo evento calamitoso?
Dal punto di vista scientifico, i fenomeni naturali sopra descritti rientrano nella normalità. È normale infatti che in autunno (così come pure in primavera, stagioni nelle quali si concentrano le precipitazioni nel nostro Paese) si registrino piogge di tali intensità e durata. È normale che le piogge, a un certo grado di intensità e durata, cadendo su un territorio geologicamente giovane e strutturalmente fragile come quello italiano, causino fenomeni pericolosi quali inondazioni e frane in zone che i bravi geologi classificano appunto come pericolose.
Sarebbe normale (ma evidentemente risulta molto complicato) che in tali zone, pericolose per instabilità di versante o perché troppo vicine ai corsi d'acqua, l'uomo non esponesse dei beni e, come minimo, non ci andasse ad abitare, in modo da non creare, in una zona pericolosa, degli elementi a rischio. A tal fine, la nostra legislazione prevede che nei piani regolatori comunali le aree vengano classificate a seconda del grado di pericolosità geomorfologica per valutare l'idoneità all'utilizzazione urbanistica. Come mai allora si incorre in danni alle strutture e a volte, purtroppo come in questo ultimo evento, in perdite di vite umane? Le ragioni devono rientrare evidentemente nell'elenco che si riportano di seguito.

1) Errata valutazione della pericolosità del territorio. In questo caso, il geologo professionista (non bravo) che ha apposto la propria firma alla relazione a supporto del piano regolatore rischia in prima persona.
2) Abusivismo: si costruisce cioè, in barba alla legge, nelle zone pericolose.
3) Utilizzo (purtroppo permesso dalla legge) di zone pericolose.

Quest'ultimo caso sembra inconcepibile ma è concreto. Infatti la legge prevede che in alcune zone pericolose, in cui già esistano dei beni esposti, ad esempio abitazioni, si costruiscano delle opere di difesa (ad es. argini artificiali) per ridurre la vulnerabilità di tali beni esposti e di conseguenza il loro rischio di essere colpiti dall'evento calamitoso (ad es. alluvione).
Ma la costruzione di un'opera di difesa non rende assolutamente quella zona meno pericolosa. E questo lo si è visto in questi giorni laddove ampi tratti di argini artificiali hanno ceduto a causa della piena del corso d'acqua e il territorio limitrofo, occupato anche da abitazioni, è stato inondato. Addirittura la legge prevede che in queste tipologie di territori (pericolosi ma protetti da opere di difesa) non solo si mantengano le vecchie costruzioni (il che potrebbe essere ancora in qualche modo giustificabile) ma si possano prevedere espansioni abitative.
Il cittadino che andrà ad acquistare quei nuovi alloggi per abitarci è consapevole che quella è una zona pericolosa? Qualcuno lo avvertirà prima?

Come si può intuire, anche se indubbiamente sono stati compiuti passi in avanti dal punto di vista legislativo per mitigare il rischio idrogeologico nel nostro Paese, alcune concezioni sarebbero a nostro avviso da rivedere. E comunque non ci si può assolutamente fermare all'emanazione di una legge, anche per ipotesi perfetta, se questa non viene supportata da efficaci controlli per verificarne l'applicazione. Infine, un ulteriore apporto alla consapevolezza da parte del cittadino della pericolosità della zona scelta come residenza, potrebbe essere fornito da forme assicurative nelle quali i premi crescerebbero naturalmente al crescere della pericolosità del sito.

Torino, 3 novembre 2010
Luciano Masciocco
(Società Italiana di Geologia Ambientale - Presidente della Sezione nordovest - Coordinatore dell'Area Tematica "Dissesto Idrogeologico")
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